Pianosa deve il suo nome alla caratteristica che più la contraddistingue ovvero il suo territorio quasi totalmente pianeggiante. L’esistenza fino al 1997 del carcere di massima sicurezza, rendeva l’isola praticamente inaccessibile e ciò ha permesso di mantenere inalterato gran parte del patrimonio naturale dell’isola. I fondali marini intorno all’isola sono tra i più ricchi e incontaminati del Mediterraneo poiché la morfologia di Pianosa rende le acque poco profonde, habitat ideale per le numerose specie che qui trovano riparo: salpe, dentici, triglie, saraghi, aragoste, ricciole e cernie o che scelgono il basso fondale per la riproduzione, come la granseola. A largo di Pianosa è possibile avvistare i delfini, la tartaruga Caretta Caretta o, come nel resto dell’Arcipelago Toscano, la foca monaca.
Il Parco, dalla chiusura del carcere, ha cercato di favorire la fruizione dell’isola promuovendo la visita con guide esperte, organizzando eventi, mostre fotografiche, escursioni e altre iniziative.
Adesso l’Isola è visitabile a piedi, in autobus, in carrozza e in mountain bike, alla scoperta di antiche rovine romane e catacombe immersi nella natura coperta di fioriture gialle, rose e bianche.
Dall’estate del 2013 inoltre il Parco ha aperto in via sperimentale la possibilità di fare immersione a Pianosa con i diving accreditati dal Parco. La fruizione subacquea è contingentata e regolamentata, ma permette, per la prima volta, di scoprire la ricchezza di biodiversità sottomarina di uno dei fondali più incontaminati del mar Mediterraneo.